N°02

ASCENSIONE

PRIMA PARTE

di Luca Losito

Luogo sconosciuto.

Mi ricordo di essere caduto a terra, ferito con un forte dolore al petto, alla spalla e all’occhio, il freddo che si insinuava tra le mie ossa come una morsa mi bloccava a terra. Il mio nome è Scott Lang anche se non ne sono molto sicuro, non ricordo più nulla di cosa sia successo prima, nulla della mia intera vita; non avendo nulla in testa l’unico pensiero che mi rimbomba incessante in mente è: dove sono? Mi sembra di ricordare due braccia forti che mi trascinano e mi mettono sopra a questo coso, che a sentire dal suono sembra essere un carro trainato.

Chi diavolo si è preso il possesso di me? Chi ha avuto la misericordia di raccogliermi da terra e soccorrermi? Il mio occhio è ancora gonfio e dolorante e preferisco non aprirlo, la luce peggiorerebbe le cose. Non mi ricordo da quanto tempo sto viaggiando su questo carro, mi

pare da qualche giorno e non ho ancora avuto modo di sentire la voce del mio salvatore o salvatori s’intende. Il carro si ferma improvvisamente, per poi ripartire. Ora sembra che siamo giunti in qualche città, il rumore pare quello, così come le voci però sembra tutto molto tranquillo. Dopo un’ardua salita, il carro si ferma nuovamente. Siamo arrivati.

 

Quattro forti braccia mi prendono e cercano di alzarmi.

“Su alzatati”

La voce mi dice di alzarmi in piedi con le mie stesse forze però, c’è qualcosa di strano…non è possibile. Quella voce mi ha detto di alzarmi utilizzando il linguaggio che io usavo per comunicare con le formiche e gli altri insetti.

Non ci posso credere, devo vederci chiaro.

Con uno sforzo apro gli occhi lentamente e davanti a me vedo due esseri strani mai visti fino ad ora, ognuno eretto come un uomo ma con un quattro braccia e la testa come quella di una formica.

“Avanti. Scendi dal carro”

Con un altro sforzo mi rialzo in piedi, muovo due passi e scendo dal carro; poi attorno a me tutto inizia di nuovo a girare…le immagini come i suoni e cado a terra svenuto.

 

Nel mondo dei sogni.

 

Sto correndo. Sono in una strada buia di New York. Sto correndo all’impazzata, come se qualcuno mi stesse seguendo, mi volto indietro e vedo solo il buio, un’oscurità che mi terrorizza, dal quale devo scappare a tutti costi…con tutte le mie forze.

Da quell’oscurità dietro di me, il caos di voci che mi assillano. Voci di una donna. Dal suo tono sembra avercela con me, fino al punto di odiarmi e disprezzarmi; poi la voce di una bambina che chiede aiuto, ma non posso tornare indietro a salvarla.

La voce della bambina si fa sempre più forte…ma non posso, non  posso proprio tornare indietro in quell’oscurità maligna. Il caos aumenta e tutto attorno a me inizia a girare velocemente, la voce della donna si confonde in mezzo alle altre e quella bambina continua a chiamare e chiamare e chiamare…e capisco cosa sta dicendo. “Papà”.

 

Con un urlo di terrore Scott Lang si svegliò, si trovò in una stalla disteso su di un letto fatto di paglia. Si sentiva meglio ora, il suo occhio si era sgonfiato e la ferita alla spalla era guarita; provava ancora un po’ di dolore alle costole.

Il cielo fuori era sereno e un sole penetrava tra le fessure degli scuri della finestra.

La porta improvvisamente si aprì.

“Ah, finalmente ti sei svegliato. È da tre giorni che dormi”

Quella voce apparteneva ad una donna; portava una tunica ed un velo sulla testa, ed era simile a quegli esseri che Scott aveva incontrato qualche giorno prima.

“ Avrai molta fame immagino. Bene tra qualche minuto preparerò il pranzo”

Scott non disse nulla, era rimasto sorpreso nel vedere quella donna, ma dal tono della voce le sembrava essere buona e gentile.

“Oh che sciocca. Non mi sono neanche presentata, piacere mi chiamo Mirmeci, sono una contadina che vive nelle campagne del regno da molti anni” disse allungando una delle quattro mani.

“Piacere io mi chiamo Scott” rispose stringendo la mano

“Bene Scott. Ho messo dei vestiti affianco a te, sono puliti, i tuoi erano sporchi di sangue e strappati, li ho buttati via. Vestiti mentre io vado a preparare qualcosa da mangiare per pranzo”

 

Scott annuì e si alzò da letto stiracchiandosi. Quella donna anziana gli aveva fatto una buona impressione. Subito dopo essersi vestito con un paio di pantaloni e una maglietta, Scott uscì dalla stalla; si trovava proprio in una casolare circondato da grandi campi coltivati a grano, la brezza che arieggiava muoveva dolcemente le spighe in modo armonioso; a sud tra le colline, una lunga muraglia separava ciò che sembrava un paradiso da tutto il resto del mondo.

“Dove sono finito?” pensò Scott sorridendo

Voltandosi a nord, vide emergere ai piedi di grandi montagne un imponente castello medievale.

“Chissà chi ci abiterà li dentro?”

 

Una strana zuppa venne versata nel piatto fondo di Scott.

“Lo so. Non ha un buon aspetto questa zuppa” disse Mirmeci porgendo il pranzo a Scott

“Ma è un toccasana per chi è stato male, l’ho fatto con le erbe del mio orticello”

“Non si preoccupi sarà sicuramente ottima” disse Scott portandosi il cucchiaio alla bocca

“Ti ringrazio, sei gentile. Ma dammi pure del tu ragazzo sennò mi fai sentire ancora più vecchia di quanto sono” rispose Mirmeci abbozzando quello che a Scott pareva essere un sorriso.

Scott le sorrise in risposta, si sentiva a proprio agio ora con quella donna.

“Scusa la mia invadenza ma posso farti una domanda?” chiese la donna sedendosi a tavola

“ Tu sei un Formicidae s.s.?”

“Un cosa?”

La donna rimase in silenzio per qualche secondo e poi aggiunse “Nulla lascia perdere”

 

Scott rimase un po’ perplesso, ma gli sembrò naturale che la donna fosse incuriosita su di lui data la differenza tra di loro.

“Vivi in questa casa tutta da sola?”

“Si” rispose Mirmeci “come potrei vivere con qualcuno?”

“Non so. Non hai un marito?” chiese Scott

“Si vede che non sei di queste parti ragazzo. Qui nessuna donna può avere un marito se non la regina sovrana. Non sono possibili relazioni fra persone di sesso opposto ed in qualsiasi caso sarebbe contro natura”

“Che strano posto è questo” disse Scott sorpreso nel sentire quelle parole.

“ Ma ora parlami di te, come hai fatto a procurarti quelle ferite, hai combattuto in una guerra?”

“No nessuna guerra. Mi sembra sia passato tanto tempo da allora, quasi da non ricordarmi più cosa mi è accaduto. Mi ricordo solo tanto dolore, un dolore terribile”

“Capisco, fortunatamente a volte le cose brutte vengono dimenticate in fretta” le rispose Mirmeci facendogli coraggio mettendogli una mano sulla spalla.

 

“Visto che ora mi trovo qui, in che modo mi posso rendere utile?” chiese Scott alzandosi dalla sedia

“Ti sei appena ripreso da quelle brutte ferite, non devi sforzarti troppo in questi giorni” disse la donna “Ma domani avrai la possibilità di visitare il villaggio, è giorno di mercato”

 

Il giorno seguente. Al villaggio.

 

La piazza del villaggio pullulava di decine di bancarelle le quali vendevano i più svariati prodotti; dalla frutta proveniente da ogni parte del mondo a focacce di pane di tutte le qualità, da armi medievali come spade, lance e scudi a i più bei tappeti orientali. Scott era un po’ disorientato da tutti quegli esseri mezzi uomini e mezzi formica che circolavano tra i banchi alla ricerca dei prodotti migliori, seguiva Mirmeci come fosse un bambino per la paura di perdersi in mezzo a tutta quella folla.

Mirmeci, non riesco a respirare bene qua sotto” disse Scott fermandosi e cercando di aprirsi un varco tra le bende che gli avvolgevano il capo sotto un grande cappello di paglia.

“Mi dispiace che tu ti debba conciare in questo modo per uscire fuori di casa, ma appariresti a tutta questa gente come un mostro, le guardie imperiali non ci penserebbero due volte prima di arrestarti”

rispose Mirmeci abbassandogli il cappello di paglia per cercare di nascondere meglio il suo volto.

 

“Attenzione! Carico in arrivo, lasciate passare” disse un uomo formica mentre tirava assieme ad altri un carro.

 

“Cosa trasportano?” domandò Scott a Mirmeci.

“ Trasportano Aphidis, solitamente vengono cacciati, ma questo tipo di specie viene catturata ed allevata per la sua produzione di melata, un dolcissimo succo zuccherino. Te lo farò provare quando torneremo a casa. Ora dobbiamo raggiungere l’altra parte della piazza, mi raccomando rimani sempre vicino a me”

 

Così Scott e Mirmeci attraversarono tutta l’affollata piazza del mercato per giungere in un'altra ma di dimensioni molto più piccole, al cui centro una grande fontana faceva sgorgare una delle più limpide acque.

“Fermiamoci qualche minuto qui a bere, la mia povera schiena inizia a dolermi” disse Mirmeci sedendosi sul bordo della vasca.

Scott facendosi un po’ di spazio tra le bende bevve alla fontana.

 

Hey Mirmeci, ti stavamo giusto cercando”

Tre uomini formica si presentarono davanti a loro due salutando amichevolmente Mirmeci.

“Oh ragazzi è un piacere rivedervi”

“Anche per noi è sempre un piacere. Ma vedo che oggi sei in compagnia”

“Sì, lui si chiama…si chiam…si chiama Axce!” disse Mirmeci cercando di non rivelare il vero nome di Scott per non destare sospetto.

“Piacere Axce noi siamo Leptani, Brownime e Apomyr

“Piacere mio” rispose Scott da sotto le bende

“Devi sapere che quando noi non eravamo che delle piccole larve, Mirmeci ci ha allevato come se fossimo suoi figli” disse Leptani

“Già quei tempi sono passati ragazzi, voi siete diventati grandi e io sono diventata vecchia. Ma siete sempre rimasti dei bravi ragazzi e mi fa sempre piacere rivedervi” disse Mirmeci specchiandosi nella cristallina acqua della fontana.

“Bene, che ne direste di unirvi a noi tre? Stavamo giusto andando alla locanda a berci un boccale di melata” chiese Brownime

“Mi dispiace ma abbiamo ancora molte commissioni da fare” rispose Mirmeci alzandosi e caricandosi sulle spalle le merci comprate.

Axce mentre Mirmeci finisce le compere, che ne dici di venire con noi? La raggiungeremo quando avremo finito sulla strada per casa” propose Apomyr

 

Scott non sapendo cosa rispondere rimase impietrito, la voglia di conoscere quella città e quelle brave persone era forte, ma temeva che se l’avessero scoperto sarebbe finito in prigione e non sarebbe più tornato da Mirmeci a casa.

 

“Va con loro Axce” disse Mirmeci “Ci rincontreremo sulla strada per il ritorno. Ma mi raccomando non levarti mai quelle bende, le scottature potrebbero peggiorare se esposte all’aria” concluse cercando di trovare un motivo per tenere la vera identità di Scott al segreto.

 

Scott pieno di gioia per la possibilità concessagli dalla donna rispose “Stai tranquilla. A dopo allora”

 

I tre uomini formica e Scott si allontanarono per delle viuzze mentre Mirmeci si incamminò verso la piazza del mercato. Scott era felice, finalmente dopo tanti anni di dolore e sofferenza ora si sentiva veramente felice in questo posto, con questi tre nuovi amici e con Mirmeci; anche se non immaginava neanche che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.

 

Per le strade del villaggio.

 

Dopo aver sostato in una locanda, i quattro amici percorsero tutto il villaggio fino a giungere nella parte più esterna, sulle mura.

 

“Cosa c’è al di fuori del regno?” chiese Scott incuriosito

“Cosa c’è oltre i confini del regno? Cosa importa?” rispose Leptani stranito dalla domanda

“Non so…non siete mai usciti dal regno?”

“Mai e poi mai!” rispose Brownime “non ci è consentito oltrepassare le mura. Solo se fai parte di una compagnia dei cercatori ti è concesso uscire”

“Quindi è per ordine della regina che non potete uscire?” aggiunse Scott

“Più che un ordine fa parte della nostra natura, nonostante abbiamo quattro forti braccia da soli è difficile che qualcuno sopravviva più di due giorni la fuori” concluse Apomyr

 

“Già con tutti i pericoli che ci sono; qui da noi le persone nate con la pelle scura vengono fatte esiliare per il regno e vagano solitarie tra le colline e le foreste. Oppure gli sciami di Vespidi tigrate padrone del grande lago, talvolta capita anche che attacchino il regno sai?” disse Browmine

 

“Già, ma fortunatamente è da qualche mese che non si fanno più vedere, il generale Armir le ha dato una giusta lezione l’ultima volta” disse Leptani

 

Poi ad un tratto un lontano ronzio si fece sempre più acuto, fino a diventare assordante.

 

“ECCOLE! LE VESPIDI!!”

 

“Quando chiuderai quella boccaccia Leptani!” urlò Apomyr mentre si gettavano a terra.

 

Scott era terrorizzato, disteso a terra non capiva cosa stava succedendo. Poi improvvisamente passarono sopra le loro teste grosse vespe grandi come elicotteri.

Un gruppo di quattro Vespidi si dirigeva dritto dritto verso il centro del villaggio.

 

I corni iniziarono a suonare, l’allarme era stato dato.

 

Scott e i suoi amici si alzarono e iniziarono a correre verso il centro del villaggio.

 

“Devo trovare Mirmeci! Devo salvarla!” urlò Scott ai suoi amici

“No ragazzo devi nasconderti!” gli urlò Leptani “Non puoi fare nulla contro di loro, vieni con noi conosciamo un nascondiglio!”

 

Ma Scott non sentì neanche quell’avvertimento, ormai era troppo lontano, il suo unico pensiero era quello di tornare a casa con Mirmeci sani e salvi.

 

La folla usciva impazzita dalla piazza e si spargeva per tutte le viuzze, Scott stava andando in contro corrente rischiando di essere calpestato.

 

“MIRMECI! MIRMECI!”

 

Iniziò a chiamarla, ma tra tutte quelle urla era pressoché impossibile che lo sentisse.

 

Dopo qualche minuto, la piazza rimase vuota. Al centro alcuni soldati stavano attaccando una grossa Vespide con il pungiglione ben in vista pronto ad attaccare.

 

I soldati puntavano le loro lance per difendersi e per cercare di cacciarla.

 

La Vespida colpì rapidamente metà dei soldati accorsi in piazza, ma fu subito trafitta da alcune lance che si conficcarono dietro la sua testa.

Altri corni suonavano, stavano arrivando i rinforzi.

 

La Vespida infuriata più che mai, preferì però scappare che affrontare tutte quelle guardie.

Vedendosi circondata imboccò l’unica via di fuga.

 

Scott vide avvicinarsi quel’enorme mostro alato, e riuscì giusto in tempo a schivarlo buttandosi a rotolando tra la sabbia.

 

I soldati giunsero attorno a Scott per vedere se fosse ancora vivo. Fortunatamente sì, Scott respirava ancora, ma tutti i suoi abiti erano stati strappati così come le bende in faccia che mostrarono a tutti il suo vero volto.

 

“È un estraneo! È un nemico! Presto catturatelo!” urlò il generale.

 

I soldati circondarono Scott ancora disteso a terra e legandogli mani e piedi lo trascinarono in una buia e umida prigione, proprio nelle segrete del castello.

 

 

CONTINUA…

 

*(Gli eventi narrati, sono successivi alla saga INFINITY pubblicata attualmente su Vendicatori)

 

Note dell’Autore.

Prosegue Anthill King, una lunga saga che terrà Scott Lang alias Ant-Man, fuori dalle vicende del universo Marvelit. In questo secondo numero scopriamo che Scott è vivo e vegeto ma che in qualche modo è stato trasportato in un mondo abitato da creature simili ad insetti. Dopo esser stato accudito da una contadina ed aver visitato il regno governato da uomini formica è stato catturato da alcuni soldati. Come proseguirà la vicenda? Lo potrete scoprire solamente nei numeri a venire, in cui non mancheranno imprevedibili colpi di scena! Infine una piccola curiosità: i nomi dei diversi uomini formica che abitano in questo strano mondo sono stati presi e leggermente modificati dai nomi di alcune specie di formiche esistenti in natura.

Mirmeci, la contadina che si prende cura di Scott ha preso il nome dalla famiglia delle Myrmeciinae; Leptani, Apomyr e Browmine, i tre amici di Scott, corrispondono rispettivamente a Leptanilloidinae, Apomyrminae e Brownimeciinae.Per finire le creature che vengono trasportate sul carro sono gli Afidi, chiamati anche pidocchi delle piante, che vengono ospitate e protette dal alcune specie di formiche anziché essere predate, questo in cambio di una loro secrezione zuccherina, la melata.

Anteprima.

La notizia dell’incarcerazione di Scott giungerà alle orecchie di tutto il regno, compresa la regina del formicaio inoltre, un grande colpo di scena vedrà Ant-Man rifarsi di tutti gli insuccessi della sia vita!